INDAGINE SULLA CONDIZIONE DEGLI ULTRA 65ENNI NEL PERIODO DEL COVID-19 IN SARDEGNA
Il 16 marzo 2021 attraverso piattaforma online si è svolta la presentazione di un’interessante indagine svolta da EURISPES in collaborazione con CIF Sardegna, e in partenariato con il CSV di Sardegna Solidale e IFOS e con il contributo dell’assessorato Regionale alla Programmazione.
Ecco il Report document eurispes sardegna covid
L’indagine svolta attraverso dei questionari è stata realizzata presso diversi centri dell’isola attraverso i Centri Servizi di Sardegna Solidale e il sostegno delle donne del CIF e i SISAL points .
Presto forniremo il report dell’indagine. A seguire qualche elemento raccolto dal convegno.
Il lavoro svolto è stato descritto da diversi contributi con il ruolo centrale di Gerolamo Balata di Eurispes Sardegna che ha coordinato l’evento e che ha dato parola ai diversi partner, a partire dal sindaco di Tempio Gianni Addis, la sociologa Marisa Muzzetto, il presidente regionale CIF Mattia Pericu, lo psicologo Luca Pisano presidente IFOS, Roberta Rega che ha seguito per Eurispes l’indagine, Gian Maria Fara presidente e fondatore di EURISPES, Fabio Tore dirigente dell’Assessorato Regionale alla sanità anche a rappresentanza degli assessori, Giampiero Farru Presidente di Sardegna Solidale.
il sindaco di Tempio Gianni Addis ha descritto il contesto cittadino con 3.500 ultra 65enni e l’indagine utile per indagare nel periodo Covid il loro stato e le questioni legate alla sicurezza, all’isolamento, a come han vissuto l’emarginazione e l’impatto dato dalla sostanziale inaccessibilità ai servizi sanitari.
E’ emerso un quadro interessante nel quale svolgono un ruolo chiave le donne per la resilienza nella dimensione quotidiana. Gli anziani hanno avuto un importante ruolo di equilibrio per la relazione con i nipotini in una società che come elementi critici l’invecchiamento (crescita età media) e accorpamento classi nella scuola.
Roberta Rega di Eurispes ha presentato la ricerca segnalando la quasi scomparsa di un’intera generazione a causa Covid19 su coloro che avevano una o più patologie, facendo perdere la memoria storica cittadina. Si è indagato sul benessere psicologico intaccato dallo stato di isolamento, all’assenza di accesso alle cure e i servizi e ai riscontri con l’uso massiccio alla farmacologia.
Ambiente domestico
L’indagine ha esplicitato le condizioni ambientali ein particolare l’incidenza degli spazi domestici (il numero dei vani ( maggiore di 3 – solo l’11% aveva a disposizione uno o due vani, oltre cucina e bagno) e la presenza di uno spazio all’aperto (giardino privato o almeno condominiale (oltre l 60%). Fortunatamente per i sardi queste condizioni sono state abbastanza presenti.
La socialità si è manifestata critica riverberandosi soprattutto sugli acquisti di prima necessità e in farmacia.
Con chi ha trascorso la quarantena?
Si è indagato con chi han condiviso la quarantena. Solo il 15% ha risposo “da solo”. L’85% infatti l’ha trascorsa: in coppia, con il coniuge /convivente 45% o con i figli 38%), o con altri non parenti 2% (assistenti o badanti)
Comunicazione e uso delle tecnologie
Nel primo lockdown la tecnologia ha aiutato molto, il 70% dei contatti si è avuto attraverso telefonate e videochiamate, mentre il 16% ha beneficiato di internet principlmente con socialnetwork. Ci sono inoltre stati il 2,9% contatti con il posto di lavoro e il 7,9% non hanno avuto contatti se non con i familiari.
Benessere ed emozioni
La dimensione emotiva ha svolto un ruolo importante:
- il 31% ha sofferto per la mancanza di momenti di aggregazione con parenti e amici, sentendo questo fatto come una limitazione alla libertà personale
- il 15% ha avuto un senso di solitudine e di isolamento
- il 25% non ha avuto riscontri negativi degni di nota
Stati d’animo
Gli stati d’animo si sono manifestati secondo alcune direttrici:
- circa un 1/3 ha vissuto con apprensione e con estrema paura sentendo di poter perdere la vita per il Covid-19
- il 50% ha vissuto con stress che ha manifestato attraverso nervosismo
- per 1/3 la quarantena non ha intaccato il benessere generale, ma paura e stress sono stati però manifestati per la possibilità di essere contagiati e per l’emergenza sanitaria conseguente
- la stessa preoccupazione dopo il lockdown si è smorzata
- sull’approvvigionamento di beni e servizi si sono espressi :
- il 70% non ne ha usufruito
- il 2,5 % non sapeva che esistesse tale servizio
La prima preoccupazione era relativa all’essere curati a causa del timore che il depotenziamento dei servizi implicasse non essere curati per altre necessità.
I servizi sanitari territoriali sono stati valutati differentemente a seconda dell’area geografica.
Visione del futuro
Una percentuale alta ha manifestato una visione non ottimistica del futuro (si uscirà da questa situazione?? ), mentre il 36% vede una coesione sociale stabile e solo meno del 20% ha una visione ottimistica della coesione sociale .
L’indagine
La dottoressa Muzzetto ha descritto ulteriormente l’indagine che si inserisce in un contesto che assume dati di grande impatto per l’indice di vecchiaia pari al 222% (l’indicatore è il rapporto dato da 222 over 65 / 100 giovani) .
L’indagine si è sviluppata su 969 soggetti di tutte le aree regionali ( città metropolitana di CA e province sarde (SS NU OR, Sud Sardegna), attraverso interviste telefoniche, link alla piattaforma nazionale, cartacea.
30 domande suddivise i 4 sezioni:
- anagrafica (genere, età, titolo studio ecc.)
- abitazione (locali interni e spazi esterni) per le conseguenze psicologiche
- quarantena valutando abitudini prima e dopo il covid ( criticità, isolamento, disagio e convivenze forzate, approvvigionamento, aiuti per alimenti e farmaci, cambiamenti di TONO dell’UMORE, ANSIA e APATIA)
- Valutazione prospettive future
Rapporto con i media
Il 50% degli intervistati si considera informato dai media mentre il 25% sente la necessità di essere informato .
Come si uscirà?
Pessimismo è imperante, più nelle donne che negli uomini .
Tra i segnali più evidenti emergono l’importanza degli spazi dato dalle case grandi e dello spazio all’aperto disponibile, si accettano le limitazioni anche per la paura del contagio e di compromettere l’assistenza quando necessaria. Però il futuro viene visto poco roseo.
Nell’intervento di Luca Pisano psicologo e presidente di IFOS sono evidenti i livelli alti di stress correlati all’inattività fisica, il sonno scarso, l’ansia, la paura, ma il tutto dentro l’alveo della “normalità” che nei fattii non è sfociata in forma di psicopatologia.
Come segnalato da Dr Wijnand Van Tilburg la solitudine sociale è aumentata ma la salute mentale è rimasta stabile. Insomma gli anziani risultano resilienti (1/7 sardi da soli vs 1/5 italiani da soli) . Il 61% è stato bene in famiglia .
Bisogna ricordare che il 50% delle persone over 65 anni è cresciuta a fine guerra mondiale e l’altro 50% durante la stessa. Il loro modo di affrontare la vita è stato utile e di appoggio psicologico per i giovani meno preparati a crisi come questa.